SULLE PICCOLE INTRUSIONI NELLA RADICA: NASCONDERLE O LASCIARLE A VISTA?
- Gioacchino Sauro
- Novembre 14, 2024
Il ciocco di Erica arborea, dal quale noi costruiamo le nostre pipe, è una delle espressioni della natura più caotica che si possa immaginare. A partire dalla sua struttura, frutto dell’evoluzione di millenni, atta a garantire la ricrescita delle gemme dopo un incendio. La sua veemente crescita ipogea, capace di inglobare qualunque cosa le si trovi attorno come fosse un Blob, ne fanno un soggetto botanico particolare.
Noi che le pipe le facciamo, sappiamo bene cosa significhi scoprire un’intrusione profonda a pipa quasi finita, magari all’incontro tra cannello e camino, dove non abbiamo nessuna possibilità di provare a cambiare forma e salvare la pipa. A tal proposito, antiche leggende pipare narrano di bestemmie innominabili da far crollare le mura dei laboratori, o di pipari impazziti che hanno finito i loro giorni vagando per gli ericeti, urlando incessantemente: perché? Perché mi hai fatto questo?
Ma cosa sono queste intrusioni? Generalmente si tratta di minuscoli sassi, aggregati minerali, cenere proveniente da incendi, sostanza organica mineralizzata, ecc. Il vero problema sono le profonde spaccature interne che compromettono decisamente la forma che si voleva dare alla pipa o, addirittura, spaccature passanti, per esempio nella testa o nel cannello, che arrivano fino ai fori interni.
Da sempre, i danesi hanno cercato di superare il problema lavorando lo shape della pipa prima di eseguire i fori. In questo modo è possibile cambiare la forma durante la lavorazione ed evitare di perdere il lavoro fatto. Bisogna sottolineare che questo escamotage è frutto di un adattamento alla scarsa qualità di radica che, un tempo, arrivava in Danimarca. Al contrario, in Italia ci si poteva permettere di buttare un pezzo che prometteva bene pur di risparmiare tempo forando prima di creare la forma.
La tecnica usata dalle manifatture per le pipe lisce è molto semplice e dettata dalla necessità dei grandi numeri: si toglie l’intrusione e si rimpiazza con dello stucco. Purtroppo, con l’uso della pipa la toppa di stucco si evidenzia facilmente, ma questo non compromette affatto il buon funzionamento della pipa.
Altri metodi sono la rusticatura, la sabbiatura e il contrasto di colore, a seconda della gravità dell’intrusione.
Oggi gli artigiani preferiscono cambiare la forma della pipa in corso d’opera (a volte con risultati sorprendenti rispetto il progetto iniziale) o usare la sabbiatura o, nelle pipe lisce, il contrasto di colore.
Da sempre, io preferisco le foreste e i boschi ai giardini curati dall’uomo. Sin dall’inizio della mia attività pipara, mi è stato insegnato ad avere rispetto per quel pezzo di radica che ci ha messo almeno trent’anni a crescere. Per questo, ho deciso sin da subito di non usare il colore ma solo un po’ d’olio per far risaltare la fiamma, di non sabbiare o rusticare per non mortificare la superficie (anche se oggi, su pezzi che hanno le caratteristiche giuste, si fanno sabbiature meravigliose che addirittura risaltano le venature), ma soprattutto ho deciso di lasciare le piccole intrusioni a vista se non sono suscettibili di evoluzioni negative durante la fumata.
Non è stato facile convincere i miei dealers e, ancora oggi, se c’è una piccola intrusione a volte devo abbassare un po’ il prezzo, ma ormai se ne sono fatti tutti una ragione: le mie pipe possono avere delle piccole intrusioni, perché per me le intrusioni fanno parte della natura della radica.
Forse sarebbe il momento di cominciare a lavorare culturalmente sugli acquirenti, convincerli che una pipa stuccata non è più naturale di una pipa con una piccola intrusione, anzi. Purché, questo dev’essere chiaro, quell’intrusione rimanga sempre com’è, dalla prima fumata all’ultima, come fosse un neo su un bel viso.