Dal 17 al 24 ottobre di quest’anno si è riunita, nel mio laboratorio, un’allegra combriccola di pipemakers: due maestri affermati come Mimmo Romeo e Karin, poi io e la “giovane promessa” Vincenzo Restivo.
Giorni intensi, sia dal punto di vista umano che da quello professionale, hanno portato alla produzione di due pipe: una che siamo riusciti a finire e l’altra affidata alle mie cure future. Due mie pipe, poi, sono state migliorate con l’apporto di tutti e, presto, saranno finite.In incontri come questi, ciò che sorprende di più è come lo scambio di esperienze non sia mai a senso unico. C’è sempre un piccolo attrezzo o una geniale variazione a metodi di processo consolidati, che trasforma l’incontro da un semplice travaso di informazioni dai più bravi ai neofiti in una crescita per tutti, ammiragli o marinai che siano.
E’ una bella lezione di vita che, nel mondo dei pipemakers, sembra essere piuttosto frequente. Perché mai, mi chiedo? Forse perché dedicare il proprio tempo a un oggetto così esclusivo e dalle radici così lontane nel tempo non può che essere indicativo di una personalità “antica”, autentica, quasi aliena a un mondo tarato sempre più sul concetto che “più è veloce, meglio è”.
E’ plausibile affermare che dedicarsi alla costruzione di pipe stimoli la generosità?