INTER – TABAC: IL CAPITALISMO DEL TABACCO E IL “CORRIDOIO 7.06”
- Gioacchino Sauro
- Settembre 26, 2015
Se vi dovesse capitare di andare a Dortmund in settembre e siete disposti a pagare 19 euro per l’ingresso (sic!), potrete fare un giro all’Inter-Tabac, la più grande fiera internazionale del tabacco d’Europa
Ma vi avverto: non potrete acquistare neanche una scatola di fiammiferi perché la fiera è dedicata agli addetti ai lavori. Insomma, se v’interessa che qualcuno vi procuri qualche migliaio di scatole di fiammiferi, allora è il posto che fa per voi, altrimenti farete meglio a cercare un tabacchino nei paraggi. Ed è dura girare per stand che espongono tutto quello che un fumatore desideri senza potersi portare a casa nulla.
Allora perché ci sei andato? – direte. Per due buoni motivi – rispondo io: scrutare da vicino “l’industria del tabacco” e seguire un gruppo di amici pipemakers nella conquista di uno spazio dedicato alla pipa artigianale di qualità.
Ora, circa la mia prima motivazione, sono davvero rimasto impressionato dall’atmosfera che permea la fiera. A differenza del Chicago pipes show (una straordinaria festa hippy in onore dell’oggetto pipa), qui, oltre al fumo si sente l’odore di molto, moltissimo, denaro. L’obiettivo non è incontrare pipemakers di tutto il mondo e mettere in mostra i prodotti creati con amore nei propri laboratori, quanto il profitto che si può ricavare dal tanto discusso tabacco, da un lato icona di morte sicura, dall’altro business immenso che nessuno ha davvero intenzione di fermare, tanto meno i governi statali che rivestono i pacchetti di luttuosi slogan mentre ricavano milioni di euro dalle tasse sul tabacco.
E gli uomini in giacca e cravatta, il lusso ostentato e le hostess semi nude interpretano benissimo questi concetti. Il capitalismo non può fare a meno di una simbologia che non invecchia mai: denaro, potere ed eros.
Certo, insieme a questa realtà resiste un aspetto romantico ben rappresentato dai fini intenditori che fumano i loro grossi sigari in cerca di un orgasmo del gusto, o dei soliti dealers a caccia di sparute pipe high grade esposte in piccoli stand soffocati dall’enormità di quelli, per esempio, della Scandinavian Group.
E qui entra in scena il secondo motivo della mia visita a Dortmund.
Da qualche anno, infatti, uno dei corridoi del padiglione 7 è occupato da un’eccentrica compagnia che le pipe le sa fare: Zibi pipes, Hermann Hennen, Croci, Ascorti, Gabriele Dal Fiume, Mimmo Romeo, Antoine Grenard della Chacom. Insieme a loro c’è Claudio Albieri con le sue creazioni in pelle e, da quest’anno, il simpaticissimo Todd Johnson dell’americana Briar Works.
L’idea del “corridoio 7.06” è promuovere, senza mediatori, la pipa di alta fattura al di là dei campanilismi, ideata e costruita da artigiani. E sembra funzionare: essi sono riusciti in pochi anni a creare un’oasi di semplicità e di alta professionalità artigianale accanto ai sontuosi stand del “capitalismo del tabacco”.
Così, per fortuna, alla fine in questo mirabolante circo del tabacco c’è posto per tutti, dall’estroso polacco Zibi agli ingessati manager con valigetta ventiquattr’ore, dal poliedrico Mimmo Romeo alla vittoriana classicità della Dunhill, dalle deliziose pipe panciute di Gabriele agli splendidi sigari cubani in preziose scatole di legno intarsiato.
Qui altre foto su Dortmund.