Era la pura verità, non avevo mai sentito questa necessità. La domanda, però, mi impose di dare un senso al mio sentire, soprattutto perché chi mi fece la domanda si dilungò sull’importanza del grading come fattore di distinzione e di autorevolezza professionale.
Perché per me non era così? Davvero un compratore guarda il grading assegnato ad una pipa prima di decidere quanto vale?Mi risposi che forse ciò poteva essere corretto per le pipe in serie, ma che non aveva senso per i pezzi unici che produce un pipemaker. Un collezionista che acquista ha già tutti i dati necessari alla valutazione di una pipa nella sua testa: qualità della radica, tipo di shape (classico o free hand), eventuale rusticatura o sabbiatura, ore necessarie a realizzare il pezzo, qualità dei materiali (eventuale presenza di extension, tipo di ebanite, forma del lip), pulizia delle linee, armonia generale. Non sarà certo un asterisco in più o in meno a condizionarlo nella sua valutazione.
Credo che il valore stabilito dal pipemaker sia la migliore forma di grading. Morale: non uso il grading e non me ne pento.
Circa il logo, ho scelto da tempo un’onda con il mio nome sotto (chi vuole saperne di più, può leggere il mio articolo in proposito), o anche la sola onda.
Ora, poiché in natura l’onda non è mai uguale, in un primo tempo ho voluto inciderla sulle mie pipe a mano libera, usando un pirografo. L’effetto era quello teoricamente cercato, ma la mia scarsa capacità di disegnare dava spesso una resa discutibile. Così, a malincuore, sono passato ad usare un pantografo manuale, un vecchio gravograph acquistato da un gioielliere, probabilmente convertito al più moderno laser.
Sulle mie pipe, quindi, si possono trovare delle varianti del logo, ma per me non è importante, quello che conta è la pipa